La Rivista Culturale

mercoledì 10 aprile 2024

Le pozzanghere insegnano che.

Ho preparato la cena, con una ricetta suggerita dal proprietario della bancarella di formaggi che ogni volta regala un pezzo di Parmigiano a un entusiasta Zeno. Stranamente Adele dormiva, crollata poco prima nella fascia, cuore a cuore col papà. Mangiato l'ultimo boccone, sbucciata l'ultima fetta di mela, ho sparecchiato, col sottofondo di giochi "teatrali" che attualmente sono i preferiti del nostro piccolo biondo "role player". Facciamo che tu sei... e partono scenette con battute che ogni volta si arricchiscono di nuovi dettagli. Stasera io preferisco dedicarmi alla sistemazione della cucina, tra una lavastoviglie da caricare e un piano cottura da pulire. Appena finito, porto fuori la spazzatura, cercando di schivare le ultime goccioline di pioggia della giornata. Poche ore prima eravamo fuori, in uno spiazzo di sassi e pozzanghere. Zeno, stivaletti e tuta antipioggia, saltava in quelle piccole gioie liquide dell'infanzia. Glielo avevo promesso al mattino, mentre si preparava per la sua giornata all'asilo e quindi approfittiamo della lunga nanna della sorellina. Sto ripensando a quella mezz'ora fuori casa, cappuccio alzato e splash splash, -guarda com'è profonda questa!- e appena risalgo dalle scale, mi godo mentalmente la prospettiva di un po' di sano divano, dopo una giornata felicemente piena. Esattamente quando sto per sedermi, lei si sveglia, stiracchiandosi e lanciando occhiate attorno, per carpire l'attenzione di chiunque passi di lì. Il primo pensiero è -noooo!- perché so che adesso ci sarà un cambio pannolino, seguito dall' allattata lunga della sera, il dovermi mettere in anticipo il pigiama per non rischiare di fare troppo rumore dopo, quando verrà trasferita a letto, con la solita speranza che possa durare un po' di ore l a tregua notturna prima del successivo snack a base di latte materno... ma poi. Poi realizzo che invece che -noooo!- quel risveglio merita un -che tempismo!-, col sorriso di chi si sente fortunata per essere riuscita a portare a termine tutti quello che si era prefissata, senza la "preoccupazione" della bimba, intenta in un sonnelino imprevisto. Come sempre, si tratta di PROSPETTIVA. Decidi TU come sentirti, nelle microscopiche attività quotidiane, nella routine di giorni da costruire, decidi tu se sorridere per le piccole coincidenze che vuoi trovare oppure lamentarti per come invece sarebbe potuta andare. E alla fine, questo modo di affrontare la vita, è esattamente quello che insegna l'attività a cui ho dedicato quella mezzora pomeridiana con Zeno. Le pozzanghere sono da schivare, normalmente. Bagnano i piedi, sono fatte di acqua sporca, sognificano buche nell'asfalto. Ma basta cambiare abbigliamento, indossare la comoda e divertente "prospettiva" di un paio di stivaletti di gomma, per riscoprirle ottime alleate per il raggiungimento di quell'orizzonte chiamato Felicità

martedì 19 marzo 2024

Eredità ideale

La sua determinazione, la mia pacatezza. La sua postura aperta e decisa, le mie dita affusolate. Il suo modo di essere organizzato, la mia facilità nel trovare il lato positivo nelle cose della Vita. La sua capacità di memorizzare, il mio "orecchio musicale". La sua passione per la montagna, la mia per i libri e la scrittura. La nostra voglia di viaggiare ed esplorare. Il suo immergersi completamente in ciò che fa, senza distrazioni; il mio saper ascoltare ed essere paziente. La sua lungimiranza, la mia leggerezza (da non confondere con la superficialità) nell'affrontare il quotidiano. La nostra capacità di snocciolare i sogni del futuro, raccontandoci traguardi del passato col sorriso. Le sue spalle larghe che racchiudono un cuore dolce, i miei capelli selvaggi, custodi di pensieri e speranze. La sua serietà, la mia empatia. Il nostro incondizionato amore per A e Z. Il nostro incondizionato amore, tra noi due. Eccola qui, la mia eredità ideale per i nostri figli. Da accudire con la stessa cura che mostra Z quando stringe tra le mani l'annaffiatoio, nel nostro giardino.

mercoledì 14 febbraio 2024

Innamorati a S. Paul

Couple au desseus de Saint Paul, Marc Chagall. Un San Valentino - postdatato, ieri ero troppo presa a sopravvivere al sonno arretrato accumulato - che mi riporta al viaggio di nozze di qualche mese fa in Costa Azzurra. Passeggiando mano nella mano verso la Fondazione Maeght - un concentrato d'arte poco fuori il paesino di Saint Paul de Vence, vera e propria chicca da visitare - ci siamo imbattuti in questo scorcio. Chagall lo aveva dipinto, inserendo in primo piano rispetto al medesimo sfondo una coppia ( in blu, colore tipico del suo stile pittorico). Quella mattina il sole scaldava più del solito, la salita non era ripida ma la mia pancia all'ottavo mese mi faceva faticare un po', per cui via il cappotto, piccola pausa proprio lì dove la strada regalava questo spiazzo artistico e un paio di foto scattate. Un ricordo romantico recente, uno dei tanti che costellano la mia oserei dire privilegiata vita sentimentale. Con un sorriso un po' malinconico nel cuore per quei giorni in due molto spensierati, celebro con un piccolo ritardo la festa degli innamorati. Ché chiunque ama deve sentirsi come indue protagonisti di quel dipinto: abbracciati, leggeri e delicati.

martedì 2 gennaio 2024

Un capodanno...dalla Z alla A. Nuovi inizi✨

Ci fiutiamo con quell'istinto che sa di antico. Ci affidiamo reciprocamente l'una all'altra, perché se ancora non pesi 3 kg, sei tu che porti la leggerezza del mio cuore, ora. Hai deciso di nascere regalandoci una fine anno magica, anticipando contro ogni pronostico la tua venuta al mondo. Proprio non ti piaceva, quel 4 a fine anno, eh? Bene, cara piccolina, sei ufficialmente entrata a far parte di un anno che è stato pieno di magia all'inverosimile. Come chiuderlo al meglio? Beh, stringendoti tra le braccia, certo. Sto usando quel "tu" di confidenza e affetto di chi sa che non ha scampo da quell'ondata di amore che avevo già avuto il privilegio di conoscere poco più di due anni fa, con quel biondissimo dono arrivato dopo la notte delle stelle cadenti. Un fratello nibelungo, in tutto e per tutto, ma capace di donare un affetto carico di entusiasmo che lascia chiunque spiazzato. Ora tu, piccolina. Con quegli inaspettati capelli scuri e lunghi, come una piccola Circe già pronta ad ammaliarmi. Congedare la coppia di amici venuti a pranzo nell'ultimo giorno dell'anno, perché "scusate ma mi sa che vado a partorire", nonostante suonasse strano anche me, con questo anticipo di settimane. Ero stata ammonita su più fronti però e per fortuna ho seguito i consigli, muovendomi per tempo: poco più di due ore dopo dall'arrivo in ospedale, eravamo accovacciate pelle contro pelle, nel primo abbraccio che hai donato al mondo. Vivremo avventure, lo sai? A raccontarle per primo già ci vedo il tuo big brother col suo fare da giullare di corte, appassionato di storie da vivere e impersonare. Siamo pronti, prontissimi, a questa nuova fase di Vita. Con i botti e i fuochi d'artificio che esplodevano fuori dalla finestra, oltre i pini del giardino dell'ospedale, ho capito che cambiava l'anno. Ma poco importava che fosse mezzanotte o meno: il mio nuovo anno era già cominciato quando ho annusato il tuo profumo di bambina, Adele, figlia mia.
#dichiarazionedamoreaunaneonata

venerdì 18 agosto 2023

La nostra settimana nelle Fiandre!

 Approfitto del riposo del guerriero (alias, il piccolo vichingo biondo da poco ufficialmente entrato nei due.. speriamo non troppo " terribili " !) per completare il reportage belga.

Eravamo rimasti alla nostra migrazione verso il nord, che speravamo trovare più soleggiato, anche grazie al vento-spazza-nuvole... buahaha, poveri illusi! Il primo giorno, complice il viaggio più lungo del previsto causa traffico, ci siamo limitati all'esplorazione del paese che ci avrebbe ospitato, Diksmuide. L'alloggio, trovato su airbnb, era veramente " a cozy place ", in perfetto stile nordico, anche se piuttosto ripido, dati i tre piani di scale (con bagno posizionato poco tatticamente in mezzo tra le due rampe!

Sistemazione delle valigie e si parte per un pranzo in ritardo alla ricerca di un posticino... entriamo in una locanda che vanta di essere la più antica della cittadina, affacciata sulla piazza molto ampia e che quel giorno accoglie un evento per bambini completamente gratuito a tema gonfiabili. 

la piazza di Diksmuide
senza gonfiabili

Ora, lo spaesamento nel trovarsi di fronte a una decina di castelli/scivoli/grotte/torrette gonfiabili, fruibili gratis da chiunque è stato davvero forte, considerato che in Italia anche solo pensare di far salire tuo figlio su uno di quegli oggetti succhia-soldi ti svuota il portafogli... ebbene, lì, oltre al divertimento, offrivano kit da disegno a tutti con sacchette di tela piene di kiwi! Meraviglia, insomma. 

Posa ummarell che scopriamo essere    
internazionale

Un po' meno invece il pranzo, che ci è costato la bellezza di 60 euro per i soliti toast (oh, pardon, croque monsieur... 😒) e valanghe di insalata e patatine (decisamente sdoganate per uno Zeno che fino a quella vacanza non conosceva ancora la goduria del fritto sotto i denti). Comunque Diksmuide più che un pittoresco lungo-canale e qualche viuzza carina non è che offra, dato che è circondato da campi... e quindi siamo pronti a scoprire tutte le mete che da anni sogniamo di visitare.

Ah, una chicca che abbiamo proprio a pochi metri da casa è il beghinaggio: questo ampio cortile circondato da casette bianche tutte uguali, calato in una quiete senza tempo, ospitava donne, principalmente monache nei secoli passati, che si ritrovavano a vivere in questa comunità appena al di fuori del centro cittadino.

il beghinaggio di Diksmuide



 Programmiamo quindi di esplorare la città di Gand per il giorno successivo. La troviamo adorabile. Sul serio. Più di qualunque altro posto visitato: pittoresca, medievale, un po' altisonante in certi aspetti, ma proprio come piace a noi. E poi, zero turisti. Sarà che è principalmente un centro universitario e di domenica (per di più in estate) non è che pulluli di studenti... ma è piuttosto impressionante girovagare per le stradine senza folla. 


In una piazzetta in cui sostiamo per acquistare un bel quadretto che vada ad arricchire la nostra parete dedicata ai viaggi incontriamo una mamma italiana con nonna e bimba al seguito e scambiamo quattro chiacchiere, con la considerazione che il fiammingo è proprio una lingua aspra e ostica (abbiamo abbandonato il francese nel sud del Belgio, qui tutto è scritto e detto in questo olandese un po' "sporco"e  facciamo davvero tanta fatica a capirlo (santo google traduttore). Entriamo nella cattedrale di San Bavone che ospita il celeberrimo Polittico dell'Agnello Mistico, per poi fare altre tappe in punti panoramici nei dintorni.
interno cattedrale

 

Per pranzo, stufi di mangiare sempre le solite cose, optiamo per una zuppa, in un localino vicino a uno dei tanti ponti  che uniscono la città.


A un prezzo ben più stracciato del solito pranziamo in modo genuino con tanto di frutta e pane incluso. Con le pance riscaldate (ah sì, ovviamente anche quel giorno il sole non era dei nostri!) riprendiamo il cammino...

Attraversando ponticelli e ammirando imbarcazioni turistiche, decidiamo che Gand ci è proprio piaciuta (tanto che ci torneremo ancora qualche giorno dopo, per acquistare qualcosa che simboleggerà il nostro ufficiale "per sempre").

raro momento di sole!

Il giorno successivo ci dedichiamo a Ypres, celebre ai tempi della Prima Guerra Mondiale: si respira un'aria piuttosto pesante, sarà il macigno della memoria, sarà che il cielo è davvero denso di nuvole scure... passeggiamo tra monumenti e piazze fino al raccolto cimitero militare CWGC (luogo pieno di fascino essendo pieno di lapidi... sì, ho una passione per i cimiteri). Per pranzo scopriamo che a pochi chilometri si può gustare la birra considerata la più buona del Belgio... tappa immancabile, quindi!

Per digerire facciamo due passi (ma giusto due, perché poi viene giù il diluvio!) nella vicina Poperinge, che grazie alla immancabile guida Lonely Planet scopriamo essere stata centro molto dinamico e ludico per i soldati durante la guerra... 
qui venivano infatti a svagarsi, perché l'artiglieria tedesca arrivava a pochi km da lì, per cui potevano trovare ristoro in un paesino che oggi celebra le cameriere che servivano nei locali di un tempo con una statua color oro (qui potete vedere come anche Zeno dia il suo contributo a sistemare le sedie del locale).

Vi starete chiedendo... ma Bruges?! Beh, volevamo tenercela per un giorno di metà settimana, puntando al minor numero di turisti possibile, ma... abbiamo trovato una cittadina che, per quanto graziosa, pullulava di gente! Non eravamo più abituati a tutte queste persone, e abbiamo decisamente apprezzato la tranquillità di tutti i posti visti fino a poco prima... qui tutto era "per turisti", una cartolina nella cartolina... eccessivo, purtroppo. Scorci sicuramente caratteristici, immancabile il giro in barca tra i canali... ma le nostre aspettative sono state un po' deluse, devo ammetterlo.




Anche qui a Bruges ci tengo a segnalare un locale "zupposo", con la medesima formula genuina già provata a Gand (in una vietta piacevole e piuttosto tranquilla, accanto alla piazza).

Concludiamo la vacanza e il post celebrando l'immensità delle spiagge che affacciano sul mare del nord. Un'enormità di sabbia e vento, un mare che appariva ancora più gelido proprio per la sua estensione (solo alla vista, perché poi pucciarci i piedi non era così terribile). Siamo stati sia nella celeberrima Dunkirk (sì, abbiamo oltrepassato il confine per fare tappa in Francia), sia in una spiaggia del nord del Belgio.

 Il vento incontrato in entrambe è stato qualcosa di mai provato prima: nemmeno i 4 anni abbondanti di vita sarda mi hanno mai stordita con un'aria così portentosa (e il mio nervo del trigemino ringrazia...!)

Tra un pranzo a base di cozze e una corsa sui granelli finissimi di sabbia ci siamo congedati anche da questi panorami...


Arriviamo dunque all'ultimo giorno: Bruxelles.
La capitale la possiamo visitare grazie a una guida d'eccellenza, una mia cara conoscente che vive lì con la famiglia (che avevo incontrato in modo del tutto casuale sull'isola sperduta di Rab, Croazia, la scorsa estate... è proprio vero che ovunque vada io trovo gente a me nota!).
Parcheggiamo sotto casa sua, in prossimità della Commissione Europea grazie a un magico tagliando di cui ci omaggia (altrimenti ci sarebbe stata una tariffa di soli 100 euro al giorno!) e dopo una breve tappa casalinga ci dirigiamo verso la metropolitana.
Commissione Europea
Scendiamo nei pressi del centro e visitiamo viuzze (anche qui strapiene di turisti) animate e pedonali. Circondati da profumi di waffle e birra ammiriamo i palazzi nel perfetto stile fiammingo con tocchi rococò, giungendo fino alla piazza che fa veramente impressione, essendo chiusa sui quattro lati da edifici maestosi:
piazza centrale di Bruxelles

Tappa ad ammirare gli interni del pub "delirium tremens" (quella con disegnato sull'etichetta l'elefantino rosa, per intenderci), sosta foto di fronte alla statuetta del Manneken Piss (un bimbetto che grazie al suo poderoso getto urinario spense un incendio, dicono), giro turistico nei due negozietti dedicati ai fumetti (qui patria dei Puffi e di Tintin!) e poi si torna verso zone più tranquille. Giretto al parco, con addirittura addosso solo una maglietta maniche corte e... adieu capitale!
L'ultima notte la trascorriamo in un ostello a Charleroi (città insignita del titolo "la più brutta d'Europa" dai vicini olandesi... so solo che abbiamo cenato con delle polpette davvero niente male, accompagnate da una pasta non esageratamente scotta). Lì nei pressi c'è anche la sfortunatamente famosa Marcinelle, di cui si ricordava giusto in quei giorni la tragica sorte dei minatori italiani del 1956.
La mattina dopo, riconsegnata l'auto su cui abbiamo macinato un bel po' di chilometri, siamo prontissimi per rientrare in Italia... L'entusiasmo del primo volo oramai è un lontano ricordo tanto che i due ometti si addormentano poco prima del decollo!
Che dire, una vacanza che non sapevamo bene cosa ci avrebbe regalato, data la presenza del nostro piccoletto... e invece siamo riusciti a girare moltissimo, sfidando il meteo, scattando moltissime foto (circa seicento...), apprezzando panorami, vicoli (un po' meno i cibi!) e conservando nella memoria del cuore istanti e avventure piacevolissime (oltre ai migliori waffle di sempre!)


lunedì 31 luglio 2023

Vallonia: campagne piovose, castelli e cittadine in pietra.

 Il grigio.

Se dovessi dipingere con una parola quello che è stata la Vallonia, cioè la parte meridionale del Belgio, quella in cui la lingua corrente è il francese e le campagne la fanno da padrone, ahimè è principalmente il grigio il colore che richiamo alla recente memoria.


Castelli (tanti, tantissimi e tutti suggestivi), piazze, case, ma soprattutto cielo... Grigi. Persino le chiese, aguzze, gotiche, nonostante le incredibili vetrate dai mille dettagli colorati, non spiccavano se non per il color fumé che le caratterizzava. Poi beh, la pioggia, tutta quell'acqua che continuava a scendere, imperterrita, a doccia, a goccioline, in sospensione... Cappuccio su appena scesi dalla macchina, l'ha imparato pure Zeno che in automatico eseguiva il gesto. Fermarsi in un negozio per acquistare un paio di stivaletti di gomma, durante uno scroscio improvviso, mentre giravamo per le vie di Mons. Osservare il cielo e notare solo spicchi timidissimi di azzurro pallido, mai convinto del tutto, che venivano subito nascosti da un vento che soffiava subito nuove nuvole. Temperature fin troppo miti rispetto a quelle che abbiamo lasciato a casa (testimonianza è il maglioncino che ho comprato in un negozio... Da sfruttare poi per tutta la stagione autunno-inverno).

Ad ogni modo, il nostro vagabondaggio è cominciato all'insegna sì del colore più triste della scala cromatica, ma comunque la nostra carica di energia e la voglia di esplorare l'hanno fatta da padrone, facendoci comunque girare come trottole alla scoperta di villaggi, scorci pittoreschi e curiosità.

mini casa-museo di Monsieur Sax inventore dello strumento musicale (Dinant)

Vetrata incantevole nella cattedrale di Dinant

Agriturismo Au Grés de Vents, nella foresta di Furfooz a Dinant, nostra casa per la settimana

Soggiornando in un punto strategico, nei pressi della cittadina di Dinant, ci siamo mossi con l'auto noleggiata in aeroporto (a proposito: primo volo aereo per Zeno! Grande euforia quel mattino, soprattutto quando ha realizzato che l'aeroporto oltre a essere un luogo pieno zeppo di aerei, offriva anche una impressionante scelta di bar dove poter fare una seconda colazione!). Per la durata breve del volo si è addormentato, godendosi giusto decollo e atterraggio e notando come i tetti delle case si facessero sempre più piccoli man mano che ci alzavamo da terra.

Dinant è stata quindi la prima tappa del nostro tour: il fiume su cui affaccia offre varie crociere in barca, ma non ne abbiamo mai vista una attiva... Effettivamente quello che abbiamo notato in questa vacanza è la scarsissima presenza turistica, e in generale la poca gente. Rievoco lo stupore del mio collega che quando ha scoperto la mia meta estiva sgranò gli occhi per commentare "ma che cosa ci vai a fare due settimane, in Belgio?!?". A dire la verità erano anni che sognavo questa terra, immaginando grandi pedalate in bici su piste baciate da un piacevole sole, attraverso campi profumati, alla volta di paesini fiabeschi. Ridimensionando il tutto, ci siamo sì spostati ma utilizzando l'auto e le nostre gambette (incluso Zeno,  che guai a metterlo nel passeggino... "Voglio camminare!" Leitmotiv della vacanza).



La prima meta strutturata è stata Liegi: una città che ci ha accolti con tutto il suo imponente grigiore, con i suoi campanili pronti a svettare in ogni angolo. Abbiamo apprezzato il mercato domenicale, che si snodava lungo il fiume qui, oltre a un piccolo rifornimento di frutta e pane al formaggio, abbiamo acquistato per la disperazione un giubbino piuttosto pesante per il nostro piccolo vichingo biondo. La foto panoramica è stata scattata dalla cima della celebre (a quanto pare) Montagne de Bueren, una scalinata ottocentesca formata da 374 gradini che Zeno si è goduto dalle spalle del suo papà, per poi accomodarsi accanto a me per osservare il (manco a dirlo) cinereo panorama. La discesa dalla stessa scalinata ci ha poi condotti felicemente a una chicca nascosta: un piacevolissimo localino in cui venivano costantemente sfornati dolcetti. Qui abbiamo avuto il primo indimenticabile incontro con le gaufres di Liegi, altrove note come waffle (nonché souvenir portati a casa insieme a barrette di cioccolato, of course). Goduria ad ogni morso! Unica nota positiva della cucina belga, gliene do atto. 

Ritemprati dalla botta glicemica, ci muoviamo verso l'acquario-museo cittadino: sezioni di animali caratteristici e di botanica e un primo approccio con la fauna marina più disparata per il piccolo esploratore. Terminiamo il giro con altre passeggiate, la sosta (obbligatoria, considerata la passione per il luogo) nella imponente cattedrale e poi rientro alla base.


Il giorno seguente doppia destinazione: partiamo molto scoraggiati verso Mons, cittadina che onestamente, a parte delle enormi facce artistiche installate nella piazza in cui a un certo punto è persino uscito un raggio di sole (!), non ho particolari dettagli da condividere, perché quello che più ci ha colpito è stata la Cittadella di Namur: saliti con la teleferica, abbiamo ammirato dall'alto la capitale della Vallonia.






Passeggiando nei viali ci siamo gustati il percorso che ci ha condotti fino a un'installazione pittoresca, una tartaruga gigante guidata da un uomo bendato, chiamata Searching for Utopia. Ammirando un arcobaleno spuntato all'improvviso oltre il ponte in pietra, possiamo racchiudere il panorama gustato a Namur tra quelli più meritevoli.

Le vere chicche della Vallonia sono però alcune perle scovate nei giorni successivi:

Durbuy, incantevole villaggetto, considerato il paese più piccolo al mondo, uscito da qualche fiaba, ogni angolo si lasciava fotografare mettendosi in posa;

Durbuy

Durbuy



Poi il piacevole e curioso "Villaggio dei Libri" di Redu, incontrato per caso mentre ci dirigevamo verso il più celebre castello di Bouillon, dimora del re Goffredo (di Buglione, per l'appunto). Qui le librerie si incontrano ad ogni angolo, zeppe di offerte cartacee di ogni tipo, età e dimensione. 


Il castello, visitato durante una delle ormai solite piogge, con tanto di spettacolo coi rapaci piuttosto bagnato ma sempre piacevole.



Ogni anfratto di questa antica dimora è stato accuratamente esplorato dal paio di stivaletti di gomma azzurri, dalle cisterne sotterranee alle gallerie che conducevano alle torrette più alte.

 Concludiamo questa giornata con una visita all'Abbazia di Orval, decisamente suggestiva, dato che si passeggia nelle antiche rovine di un monastero medievale. Qui si produce l'omonima birra trappista, che viene venduta a confezioni da 6 allo shop (mannaggiaannoichesiamovenutiinaereo!). Tra i viali silenziosi e gli orti botanici, godiamo questo spirituale (anche se piuttosto turistico) luogo di quiete.




Termino questo lunghissimo post con altre due giornate, molto differenti tra loro: una dedicata ai castelli, di cui è davvero piena la zona che abbiamo visitato, l'altra impegnata nel parco animali di Pairi Daiza.
Il mio animo romantico non può che soffermarsi su due dimore nobili visitate, una solo dall'esterno, molto suggestiva dato che si trovava arroccato con al di sotto una distesa verde piena di ruminanti che 

abbiamo raggiunto con una passeggiata lungo un torrente in cui famigliole rigorosamente nord-europee giravano in canoa; l'altro castello, quello di Veves, ricorda invece moltissimo la location de "La bella addormentata nel bosco" coi suoi torrioni e la sua maestosità (sempre grigia, ovviamente). Qui abbiamo pagato un biglietto per visitarne l'interno, con uno Zeno entusiasta perché dotato di kit del cavaliere: casacca, spada e scudo di legno che ha brandito e sfoggiato con fierezza in ogni sala percorsa. 


Giornata di inaspettato e graditissimo buon meteo (20 gradi e poche nuvole in cielo) mentre esploravamo quanto più abbiamo potuto al parco di Pairi Daiza, con specie provenienti da tutto il mondo, considerato uno dei bioparchi imperdibili in Europa. Forse una eccessiva varietà considerato che questi animali provengono davvero da ogni latitudine e si ritrovano a vivere nel medesimo clima belga... 


Tra elefanti, orsi polari, oranghi e decisamente troppi passi percorsi in un solo giorno, la nostra prima settimana si conclude... Con una super colazione (categoricamente fatta in casa, perché i prezzi per gustarsela fuori sono proibitivi, dato che non vanno al di sotto dei 18 euro a persona!), ci prepariamo per salutare la casa di pietra vista campagna... ci aspetta un tragitto di tre ore prima di raggiungere le Fiandre, la nostra seconda parte di vacanza!







domenica 30 luglio 2023

Belgio vagabondo: intro sentimentale (spoiler: mamma innamorata)


 

I baci mandati con la mano mentre saliva la scala, in braccio al suo "papàLuca". Gli ho augurato una buonanotte, consapevole che domani mattina verrò svegliata dalla sua voce che ci chiama e i suoi passi che faranno scricchiolare il parquet del sottotetto di una casa su tre piani, per arrivare di corsa nel lettone e augurarci un Buongiorno a suon di sorrisi e richieste "la storia di oggi", per conoscere in anticipo quello che succederà e pregustarlo. Ora è il mio momento di aggiornare questo diario emotivo/itinerante, raccontando la prima settimana di una vacanza organizzata tempo fa, con un largo anticipo che ci ha poi visti cambiare qualche piano perché le meraviglie della Vita che accade creano sorprese e scombussolano i programmi... Ad ogni modo eccoci qui, prima nel sud collinare del Belgio, ora nelle distese esposte ai venti provenienti dall'oceano, nel cuore delle Fiandre. Racconterò i sette giorni iniziali di un viaggio che ha avuto un epicentro, cioè l'accogliente "gite" (come chiamano in Vallonia gli appartamenti rurali in pietra, immersi nella campagna) distante qualche km dalla cittadina di Dinant. Il nostro soggiorno è appunto cominciato in un cuore verde di un parco (quello di Furfooz) che non abbiamo potuto visitare come avremmo voluto causa continue piogge, ma la quiete che ci circondava ha comunque contribuito a un senso di benessere che ci accoglieva a ogni rientro della "casa del Belgio" come è stata denominata da Zeno. 


Un cavallino a salutarci, oltre la vetrata, mucche al pascolo da osservare durante le colazioni (categoricamente casalinghe, poi aprirò un capitolo cibo e costi che non pensavo proprio sarebbe stato così "tosto"!). Trascrivo uno stralcio impresso in un diario cartaceo, di due giorni fa (quando viaggio porto sempre con me un diario per appuntare i dettagli, le emozioni, i momenti da ricordare, oltre al "diario di Zeno" che racconta le sue vicende in prima persona, così da avere un personale quadernino dei racconti delle avventure vissute una volta che sarà grande).

"Ticchettano gocce stanche giù dai rami di aghifoglie, scendono lente dopo la -solita- pioggia quotidiana. Una tregua inaspettata, che posso godermi dal giardinetto della nostra casa in Vallonia. Rustica ma elegante, ampia, ricca fin troppo di oggetti tanto che dopo una settimana qui continuo a scoprirne di nuovi (e allontanarli dalle fin troppo rapide e curiose mani del quasi duenne). Dai sassi è evaporata tutta l'acqua scesa nelle scorse ore. Un vociare francese (ché qui è la lingua parlata) fa da sottofondo ai miei pensieri, che si fondono coi rumori di una natura che sa di boschi, allevamenti all'aria aperta e nuvole multiformi.


Interrompo il mio flusso di parole per accogliere quel meraviglioso sole dagli occhi color cielo che è mio figlio. Qui lo scambiano tutti per un bambino del posto, tanto è biondo e con gli occhioni azzurri. Si è svegliato dal suo  riposino e si accoccola tra le mie braccia, osservando insieme a me quello che ci circonda, per la prima volta su questa sdraio. Noto che la prima azione che compie appena varcata la porta-finestra è inspirare profondamente "Sento l'odore del fieno!" Esclama, soddisfatto appena lo riconosce, denso e pungente, nell'aria. Devono ancora sbocciare i suoi due anni e non mi capacito di quanto velocemente acquisisca competenze linguistiche, stupendomi ogni volta che se ne esce fuori con parole sentite e ripetute in frasi appropriate o chiedendo in modo buffo e curioso "che cosa hai ditto mamma?" quando non gli è chiaro qualcosa, a mo' di cantilena. E quanto racconta, ci descrive le azioni che compie, ripercorre con le parole quello che ha vissuto.

E quindi eccomi qui a raccontare quello che insieme abbiamo vissuto, in questa prima settimana, allo sgocciolare del mese di luglio."


Continuerò il blog con le avventure vissute tra distese verdissime, teatri di molte battaglie della Storia, nella Somme dei carri armati, in quei prati immensi immersi nelle foschie basse; proverò a descrivere la mutevolezza di un cielo capace di regalare a una velocità a cui non sono abituata una gamma cromatica tanto vasta; vi porterò nelle piazze dei paesi visitati, o nei corridoi di abbazie di un tempo, di cui restano muri e tradizioni di monaci mastri birrai, correndo insieme a me e alle altre quattro gambe con cui sto visitando questo pezzo d'Europa (ovviamente muniti di giacca per la pioggia e stivali di gomma!).